Cappella Sansevero: dove arte e alchimia si intrecciano
C’è un luogo a Napoli che più di tutti è circondato dal mistero e intorno al quale girano storie di magia e di alchimia: la cappella Sansevero, che affascina ogni anno milioni di turisti provenienti da tutto il mondo con il suo stile barocco.
La cappella è situata nel cuore del centro antico di Napoli, vicino piazza San Domenico Maggiore, ed è raggiungibile comodamente a piedi e in pochi minuti dagli appartamenti DimorArt.
Origini
Conosciuta anche come chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella, la Cappella Sansevero nasce dal progetto di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, per diventare, col tempo, uno dei musei più importanti della città.
Attualmente sconsacrata, oltre che come luogo di culto, il mausoleo era stato concepito anche come tempio massonico e per questo denso di simbologie.
Raimondo di Sangro
Il principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, è stato una figura intorno alla quale si sono sviluppati miti e leggende: i laboratori nelle cantine, i bagliori e i rumori che ne uscivano e le invenzioni da questo ideate hanno dato terreno fertile alla fantasia napoletana.
Una delle storie che si raccontano ha come protagonista lo scultore autore del Cristo velato, Giuseppe Sammartino, che sarebbe stato accecato dal principe, così che non fosse capace di realizzare per altri committenti un’opera della stessa bellezza del Cristo velato.
Opere della Cappella
La Cappella è ricca di opere scultoree e pittoriche, dall’affresco della Gloria del Paradiso, noto anche come il Paradiso dei Sangro, con i sei medaglioni monocromi raffiguranti i Santi protettori del Casato, alle sculture, tra le quali le più importanti sono il Cristo Velato, la Pudicizia e il Disinganno, passando dal Pavimento labirintico realizzato in cotto napoletano e con al centro l’emblema della famiglia di Sangro.
Il Cristo Velato e le opere scultoree
La cappella Sansevero è stata resa celeberrima da un’opera in particolare, ritenuta uno dei più grandi capolavori di scultura di tutti i tempi: il Cristo Velato, capolavoro di Giuseppe Sammartino.
Posta al centro della navata principale, la sua unicità è data dalla perfezione del dettaglio e dal realismo dell’opera, che fa sembrare quasi vera la figura del Cristo scolpita nel marmo.
L’opera raffigura un Cristo a grandezza naturale, adagiato su un materasso, con la testa poggiata su due cuscini e inclinata lateralmente, il cui corpo è coperto da un velo che aderisce in modo impressionante al viso e al corpo e con accanto una corona di spine, dei chiodi e una tenaglia.
Pensate che in origine si credeva che il velo fosse di vera stoffa e che fosse stato trasformato in marmo dal principe di Sangro, grazie ad un processo alchemico.
Altre presenze degne di nota nel complesso di Sansevero sono quelle della Pudicizia di Antonio Corradini, raffigurante una donna coperta da un velo semitrasparente e le cui forme di corpo e viso sono perfettamente visibili, e del Disinganno di Francesco Queirolo, che mostra un uomo che, con l’aiuto di un putto, si libera dalla rete, simbolo del peccato da cui era oppresso.
Le Macchine anatomiche
Un cenno meritano sicuramente anche le Macchine anatomiche, conservate nella cavea sotterranea del museo, che, nelle intenzioni del Principe di Sansevero, doveva essere un piccolo tempio ipogeico di valore simbolico, in cui collocare le spoglie dei suoi discendenti e al centro del quale voleva spostare il Cristo velato.
Le Macchine anatomiche sono corpi scarnificati di un uomo e di una donna, messi in posizione eretta e dei quali è possibile osservare il sistema circolatorio nel dettaglio.
Secondo un’inquietante leggenda, il principe di Sangro avrebbe fatto uccidere due servi, imbalsamandone i corpi, così da realizzare le macchine. Tale racconto è dovuto alla fama di alchimista di Raimondo di Sangro e al fatto che il sistema circolatorio riprodotto nei due corpi era di tale precisione da far credere che si trattasse di tessuti viventi conservati in modo misterioso.
Infatti, secondo un racconto di Benedetto Croce, il principe avrebbe fatto iniettare nel sistema circolatorio dei due servi una sostanza da lui creata, che avrebbe metallizzato i vasi sanguigni, conservandoli come oggi li vediamo.
In realtà, queste opere furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno e, a seguito di numerosi studi, è stato rilevato che scheletri e teschi dei corpi sono vere ossa umane, mentre il sistema circolatorio è stato realizzato utilizzando diversi materiali, come filo di ferro, coloranti, seta e cera d’api.
Insomma, è davvero impossibile resistere dal fare una visita alla Cappella Sansevero!