Monastero di Santa Chiara: semplicità e bellezza
Nel 1945, Roberto Murolo dedicava una delle sue canzoni più famose a quello che è uno dei complessi monastici più importanti della città di Napoli: il Monastero di Santa Chiara.
Noto anche come basilica di Santa Chiara, il monastero è famoso per essere un edificio di culto tra i più belli e particolari nel suo genere.
Alla basilica è possibile accedere da via Benedetto Croce, venendo da piazza del Gesù, quindi a soli pochi passi dagli appartamenti DimorArt.
Tuttavia, è alle sue spalle che si nasconde il vasto complesso monumentale di Santa Chiara, che al suo interno ospita:
- il monastero alle spalle della basilica, tra i più grandi della città;
- quattro chiostri di incredibile e unica bellezza;
- gli scavi archeologici circostanti, costituiti da una vasta area di epoca romana;
- una biblioteca sul lato nord, che conta circa 50.000 volumi;
- la chiesa delle Clarisse, ex refettorio dei Frati Minori, il cui ingresso autonomo su piazza del Gesù Nuovo è stato realizzato in seguito ai restauri del secondo dopoguerra;
- altre sale sede del Museo dell’Opera;
- diverse sale conventuali, tra le quali vi sono il refettorio, la sala di Maria Cristiana, la sala capitolare e le cucine.
Origini
La basilica fu voluta da Roberto d’Angiò e da sua moglie, devota alla clausura, anche se sottratta alla sua vocazione.
Lo stile richiama le forme gotiche provenzali ed essa divenne presto uno dei principali luoghi di culto di Napoli, al cui interno prestarono le proprie opere artisti come Giotto e Tino di Camaino: in particolare, del primo ricordiamo gli affreschi di Episodi dell’Apocalisse e Storie del Vecchio Testamento, realizzati nel coro delle monache.
Tra la metà e la fine del ‘700, la basilica fu ristrutturata in forme barocche dalla mano di Domenico Antonio Vaccaro e di Gaetano Buonocore, con esecuzione del pavimento marmoreo da parte di Ferdinando Fuga.
Un incendio causato da un bombardamento della seconda guerra mondiale nell’estate nel 1943 e durato quasi due giorni distrusse alcuni interni della chiesa, alcuni affreschi del XVIII secolo e altri di Giotto, dei quali si sono salvati pochi resti.
Fu solo nel 1953 che i lavori terminarono e la chiesa fu riaperta, ma le sculture sopravvissute furono spostate nell’attuale Museo dell’Opera, mentre i sepolcri monumentali furono lasciati al proprio posto, anche ove danneggiati.
Chiostri di Santa Chiara
Nonostante la singolare bellezza dell’intero complesso monumentale, a renderlo così particolare è la presenza di quattro chiostri, quali:
- il chiostro maiolicato o delle Clarisse, con le sue maioliche di celebre e meritata bellezza;
- il chiostro di San Francesco, alle spalle del refettorio e del coro delle monache del monastero; a seguito dei numerosi interventi, gli unici elementi originari sono le colonne delle arcate;
- il chiostro dei Frati Minori, il secondo del monastero per dimensioni e non intaccato dagli ammodernamenti realizzati nel ‘700 e che hanno, invece, interessato il chiostro maiolicato delle Clarisse;
- il chiostro di Servizio, il più antico dei quattro.
Gli ultimi due appartengono alla chiesa delle Clarisse.
Il chiostro di Santa Chiara che è in assoluto il più visitato e il più caratteristico, è il Chiostro Maiolicato, realizzato da Domenico Antonio Vaccaro e scampato ai bombardamenti, così da rappresentare uno degli esempi barocchi meglio conservati della basilica.
Ad impreziosire il chiostro delle Clarisse è la presenza delle “riggiole” maiolicate, realizzate da Donato e Giuseppe Massa, che richiamano scene e paesaggi bucolici napoletani.
Il chiostro presenta un lungo porticato di 72 pilastri, ognuno di diversa grandezza e dalla forma ottagonale, e diversi cicli di affreschi barocchi su Storie francescane, ma di autore ignoto. Sul lato interno del porticato, invece, è possibile ammirare i muretti decorati da riggiole.
Il chiostro è attraversato da due viali che si incrociano e su un piano sollevato rispetto al piano dei portici, con ulteriori 64 pilastri maiolicati, rappresentanti figure di fiori e di frutta, dalla forma ottagonale.
Ai lati dei due viali, vi sono sedili e colonne rivestiti da maioliche, rappresentanti scene di vita quotidiana di una Napoli seicentesca e settecentesca, ma anche paesaggi, mascherate, scene mitologiche e scene campestri.
Immaginate di entrare in questo chiostro ed essere circondati dalle maioliche: non stupisce il fatto che questo sia considerato uno dei luoghi più belli e suggestivi del Monastero!
Davvero un piccolo gioiello, soprattutto se si considera la semplicità stilistica del complesso che lo ospita.